Passò nella storia come l'edizione più triste quella del '67: Luigi Tenco si suicidò la notte successiva alla prima serata, il 27 gennaio, lasciando questo scritto: «Faccio questo […] come atto di protesta contro un pubblico che manda Io, tu e le rose in finale e una commissione che seleziona La rivoluzione»; queste parole divennero cavallo di battaglia di chi denunciava la deriva commerciale del Festival a scapito della canzone d'autore.
Luigi Tenco aveva presentato Ciao amore, ciao, una originalissima canzone, non tra le sue migliori, in cui anche la struttura classica di strofa e ritornello è abbandonata.
La mattina di venerdì 27 gennaio tutti i giornali davano per probabile la sospensione del Festival: invece alle 10 del mattino, alla chetichella, senza neanche spendere una parola per il collega suicida, nel teatro del Casinò cantanti, orchestrali, organizzatori, discografici avevano ripreso regolarmente le prove. Così, sabato 28, mentre a Sanremo si svolgeva la serata finale, a Recco la camera ardente era stata allestita nella sala da pranzo della casa dei Tenco. I funerali si svolsero la domenica seguente e al termine della cerimonia , Fabrizio de Andrè constatò amaramente: “Nessun cantante ha mandato un fiore”. E sempre De Andrè pochi mesi dopo scrisse sull'accaduto Preghiera di Gennaio
Dieci anni dopo Luigi Dessì (pseudonimo di Luigi Manconi) scriverà: “ Non abbiamo alcuna intenzione di scambiare il festival di Sanremo con Piazza Statuto né le canzoni di Luigi Tenco con le Lettere dei Quaderni Rossi. Vogliamo solo rivendicare, per noi, il diritto ad essere degli inguaribili tardo-romantici: e, allora, confessiamo candidamente che ci piace pensare a un Luigi Tenco che – se avesse potuto vedere la rivolta studentesca e la lotta della classe operaia degli anni immediatamente successivi alla sua morte – avrebbe saputo scegliere risolutamente da quale parte stare”.
Con Tenco o senza di lui come dicevano le parole della canzone vincente, Non pensare a me, un brano alla Stranges in the night interpretato da Iva Zanicchi e da Claudio Villa: La vita continuerà, / Il mondo non si fermerà…
Il titolo che però vendette più dischi fu Cuore matto, portato al successo da Little Tony, dalla melodia inesistente ma sapientemente trovata però nella riproduzione del ritmo cardiaco.