Anarchia
e non solo
e non solo
L’anarchia è un movimento politico che sorse nel corso del XIX secolo e che si contraddistingueva da altre correnti ideologiche per alcune convinzioni fondamentali, come per esempio l’individualismo radicale sul piano etico-politico che ha alla base il rifiuto di ogni forma di autorità; la prefigurazione di una società senza Stato; e il rifiuto dell’economia capitalistica a vantaggio di una economia fondata sulla cooperazione.
Questo anarchismo politico ha il suo ideologo in Proudhon ed è stato propugnato e sviluppato dai russi Bakunin e Kropotkin.
In Italia si deve proprio a Bakunin la diffusione dell’anarchia nel corso dell’epoca risorgimentale. Fra gli anarchici ante litteram ricordiamo il mazziniano Carlo Pisacane. Molti anarchici aderirono al movimento garibaldino partecipando alla Spedizione dei Mille e al movimento garibaldino nella seconda metà del XIX secolo per giungere al secondo decennio del XX secolo.
La prima grande esperienza anarchica in Europa fu quella della Comune di Parigi del 1870/71. Forte fu poi la contrapposizione fra il movimento anarchico e il comunismo del quale gli anarchici criticavano l’ideologia del dominio incontrastato dei lavoratori.
Avverso a qualsiasi forma di autorità gli anarchici furono protagonisti di alcuni attentati, anche mortali contro capi di stato e di governo in tutta Europa.
Fra costoro ricordiamo Sante Caserio che nel 1894 uccise a Lione il presidente francese Marie François Sadi Carnot; Michele Angiolillo che nel 1897 uccise a Mondragon il primo ministro spagnolo Antonio Cánovas del Castillo; Luigi Lucheni che nel 1898 assassino a Ginevra l’Imperatrice d’Austria Elisabetta; per giungere a Gaetano Bresci che il 29 luglio 1900 assassinò re Umberto I a Monza.
Riguardo a quest’ultimo avvenimento bisogna ricordare che re Umberto era sfuggito a due attentati anarchici contro la sua persona: il primo il 17 novembre 1878 ordito da Giovanni Passannante; il secondo il 20 aprile 1897 per mano di Pietro Acciarito.
L’uccisione di Umberto I fu una diretta conseguenza dei moti di Milano del 5-6 maggio 1898 quando la popolazione di Milano scese in piazza contro le condizioni di lavoro e l’aumento del prezzo del pane. Il Governo Rudinì proclamò lo stato d’assedio e conferì al generale Bava Beccaris i pieni poteri per reprimere la rivolta, che causò 81 morti e 450 feriti.
Dopo questi fatti Bava Beccaris ricevette la croce dell’Ordine Militare di Savoia e fu nominato Senatore del Regno, carica che mantenne sino al 1924. Furono quindi la repressione violenta della rivolta, il conferimento dell’onorificenza e la nomina a senatore che armarono la mano di Gaetano Bresci che ebbe a dichiarare che con quel gesto aveva voluto “vendicare i morti del maggio 1898 e l’offesa della decorazione al criminale Bava Beccaris”.
Un eroe nazionale del movimento anarchico fu Sante Ieronimo Caserio, (Motta Visconti, 8 settembre 1873 – Lione, 16 agosto 1894), è stato un anarchico italiano, noto per aver assassinato con un pugnale, nel 1894, il presidente della Repubblica francese Marie François Sadi Carnot, per vendicare l'esecuzione dell'anarchico Auguste Vaillant, colpevole di aver ferito alcuni deputati durante un attentato dinamitardo e a cui Carnot, come ad altri anarchici, aveva negato la grazia e la commutazione della pena (in seguito all'attentato vennero inasprite le leggi e furono introdotti anche i reati d'opinione che andavano a colpire soprattutto gli anarchici). Dopo l'attentato, Caserio venne anch'egli condannato a morte e ghigliottinato. La sua memoria ispirò molti canti anarchici negli anni seguenti.
Brano dei cantastorie!
Questi ideali dall'anarchia erano proposti in molte canzoni tra le quali la più conosciuta fu Addio a Lugano scritta in carcere da Pietro Gori, esponente più in vista del movimento che, rifugiato politico in Svizzera, fu arrestato assieme ad altri suoi compagni e con loro espulso nel 1895. Fu cantata da Gori e dai suoi compagni esuli alla stazione di Lugano nel momento in cui salirono sulla vettura che li avrebbe portati alla frontiera di Basilea per l'espulsione. L'anno successivo fu pubblicata in un bollettino ufficiale del governo cantonale ticinese, in una relazione sulla situazione carceraria sotto la voce Saggi di letteratura di delinquenti e di anarchici.
Il testo propone la speranza in un futuro più giusto per tutti in un momento di grande difficoltà per l’organizzazione anarchica che, fondamentalmente, non sarà più in grado di ricostituirsi con la stessa forza che aveva avuto negli anni precedenti a causa della violenta repressione attuata in particolare dal governo Crispi il quale,dopo l'assassino da parte dell'anarchico milanese Sante Caserio del presidente della repubblica francese Sadi Carnot nel 1894, emanò leggi definite anti-anarchiche che riuscirono a minare alle fondamenta l'organizzazione del movimento.
Pietro Gori adattò le parole di “Addio Lugano bella” sull’aria della canzonetta Addio Sanremo Bella
“Addio Sanremo bella
o dolce terra mia,
del mare tu sei stella,
ma deggio andare via!
E parto sconsolato
ma spero di tornar,
[...]
Di origine socialista è invece l'Inno della libertà, noto anche col nome Inno del Primo Maggio; vinse il concorso indetto nell'aprile 1893 da un giornale socialista di Reggio Emilia per un nuovo inno, appunto, del Primo Maggio da adattare all'aria della celebre canzone Funiculì, funiculà. Questa melodia venne scelta dagli organizzatori del concorso per porre in ridicolo i poliziotti che in quel periodo arrestavano facilmente chi cantava «inni sovversivi». Il testo è opera di un anonimo operaio bresciano rivisto da Camillo Prampolini, direttore del giornale La giustizia che aveva indetto il concorso. Nel ritornello della canzone sono già presenti tutti i simboli caratteristici del Socialismo e notevole è l’efficacia che alle parole dell’anonimo operaio bresciano infonde la musica della canzonetta scritta nel 1880 da Luigi Denza con l’intento di familiarizzare i napoletani con la funicolare vesuviana costruita in quello stesso anno.