Arnold Schönberg
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, sconfitto definitivamente il nazismo, Schoenberg scrisse un lavoro che voleva rievocare la persecuzione condotta dalla Germania di Hitler contro gli Ebrei. Egli utilizzò il racconto di uno di questi, scampato al massacro del «ghetto» di Varsavia (il ghetto era il rione cittadino in cui gli ebrei erano obbligati a vivere).
Si tratta di una composizione orchestrale scritta in stile dodecafonico ove una voce recitante (cioè non un vero cantante) narra in inglese (con brevi inserti in tedesco) il drammatico momento in cui un gruppo di prigionieri ebrei viene fatto uscire dai baraccamenti per essere condotto alle camere a gas. Il lavoro fu scritto nel 1947 e pubblicato negli Stati Uniti.
La musica segue con drammatica precisione i vari momenti del massacro: il pizzicato dei contrabbassi sottolinea il doloroso risveglio dei condannati; convulse frasi ritmiche, sussultanti e spezzate, accompagnano quindi il loro disordinato cammino verso il punto di raccolta. Qui tamburo, grancassa, piatti e xilofono vogliono esprimere le urla e i lamenti degli Ebrei sotto l'infuriare dei soldati nazisti e dei loro maltrattamenti.
Poi il drammatico momento della conta di coloro che, sopravvissuti alle percosse, devono essere portati alla camera a gas viene accompagnato da una continua accelerazione del ritmo sino a sfociare nell'inno di chiusura: un canto ebraico col quale i condannati hanno ancora la forza di proclamare il loro credo religioso.
Un coro intona all'unisono questo inno che vuole essere la coraggiosa risposta del fedele dinanzi alla cieca brutalità dell'uomo e della guerra.
Si pensi che solo in quegli anni, successivi alla Seconda Guerra Mondiale, cominciarono a diffondersi le raccapriccianti notizie sui campi di concentramento nazisti: lo stesso Schoenberg aveva solo da poco appreso che in uno di questi mostruosi «Lager» era morto un suo nipote. Ciò spiega perché il pubblico, dopo che il brano fu presentato per la prima volta, non applaudì, ma rimase assorto in silenzioso, stupefatto raccoglimento.
Cinque diverse versioni di Arnold Schönberg, A survivor from Warsaw op.46, oratorio per voce recitante, coro maschile e orchestra.
Testo dell'Opera
Francesco Guccini
Auschwitz è un brano musicale scritto da Francesco Guccini, ma accreditato a Lunero e Maurizio Vandelli in quanto l'autore non era iscritto alla SIAE. La canzone uscì come singolo nel settembre del 1966 dall'Equipe 84 nel singolo Bang bang/Auschwitz. L'anno dopo la canzone fu registrata da Francesco Guccini ed inserita nella raccolta Folk beat n. 1, con il titolo La canzone del bambino nel vento (Auschwitz).
Guccini aveva avuto l'ispirazione per affrontare il tema dell'olocausto a seguito della lettura del saggio di Edward Russell, II Barone di Liverpool Il flagello della svastica e dal romanzo autobiografico di Vincenzo Pappalettera Tu passerai per il camino dove aveva raccontato le sue memorie sulla sua permanenza nel campo di concentramento di Mauthausen.
Il testo è narrato da due voci: il protagonista, un bambino che nel Campo di concentramento di Auschwitz «è morto con altri cento, passato per un camino e adesso è nel vento». La seconda voce è quella dell'autore che si pone alcune domande retoriche a cui vi sono le risposte del bambino.
Steve Reich
In Different Trains (1988), Steve Reich presenta un resoconto semi-autobiografico dell'Olocausto, intrecciando elettronicamente i suoi ricordi di bambino ebreo negli anni '40 con quelli di bambini sopravvissuti all'Olocausto che in seguito hanno registrato le loro testimonianze. Reich descrive il progetto:
“L'idea dell'opera nasce dalla mia infanzia. [Tra il 1939 e il 1942, dopo il divorzio dei miei genitori, viaggiavo spesso in treno da New York a Los Angeles e ritorno. [...] Sebbene all'epoca quei viaggi fossero piacevoli e divertenti, ora mi guardo indietro e penso che se fossi stato in Europa in quel periodo, in quanto ebreo, avrei dovuto viaggiare su treni molto diversi. Con queste premesse, ho voluto realizzare un'opera teatrale che rispecchiasse fedelmente l'intera
situazione.”
A tal fine, Reich ha registrato la sua governante mentre "racconta i viaggi in treno insieme al compositore bambino", un ferroviere di vagone letto in pensione e tre testimonianze di sopravvissuti all'Olocausto che raccontano la loro esperienza e che ora vivono negli Stati uniti. Ha scelto vari brani sonori attraverso una selezione digitale e li ha poi organizzati in una narrazione semi-coerente divisa in tre parti: L'America prima della guerra, L'Europa durante la guerra e Dopo la guerra. In tutti i casi, le testimonianze orali sono accompagnate da un quartetto d'archi che riproduce i contorni ritmici e melodici dei campioni vocali in un metodo di "melodia parlata" ispirato a uno dei compositori preferiti di Reich, Béla Bartók.
Tre diverse versioni di: Steve Reich, Different Trains