Dal 1964 al 1966
Quella del ’64 e decisamente una delle migliori annate. E delle più emozionanti. Milioni di italiani rimangono paralizzati per tre giorni davanti ai teleschermi. Se ne ha una traccia nel vorticoso aumento delle vendite discografiche: con i suoi trenta milioni e passa di dischi venduti è infatti l’anno-boom del disco italiano. Solo dei dischi di Sanremo se ne vendono oltre sei milioni di copie! E mentre tutti attendono la vittoria di uno dei big internazionali, ecco comparire sulla ribalta sanremese una figurina esile, che sembra il ritratto perfetto della ragazza “acqua e sapone”: Gigliola Cinquetti.
In questo caso, pero, non si tratta di un travestimento. Gigliola, quando calca per la prima volta il palcoscenico del festival, ha appena compiuto sedici anni. Studentessa del liceo artistico, veronese, vince nel ’63 a Castrocaro - la manifestazione che allora dava il passaporto per Sanremo - cantando Sull'acqua di Pagano-Maresca e Le strade di notte di Giorgio Gaber. Gli organizzatori le fanno recitare la parte della fanciulla trepida e ignara del mondo, una parte che pero, e bene aggiungere, recitano in quegli anni tutte le ragazze di buona famiglia. Le quali, è noto, non dovevano avere troppi grilli per la testa, dovevano rincasare prima di cena e, soprattutto, dovevano arrivare vergini al matrimonio. Non ho l’età non fa che confermare questi valori largamente accettati dalla morale corrente.
Il vero trionfo del Festival nel '64 è però di Roberto Satti, in arte Bobby Solo, un giovanotto romano dal ciuffo impomatato che sfoggia un timbro di voce alla Elvis. Il brano che presenta, Una lacrima sul viso, è firmata da Mogol e Lunero, banalissima per melodia ma interessante per accompagnamento ritmico.
Una delle canzoni più belle presentate nello stesso Festival fu Ieri ho incontrato mia madre scritta e cantata da Gino Paoli, una canzone vagamente freudiana e dall'inciso musicale pregevolissimo che, per il modo in cui palava della madre, rappresenta l'esatta antitesi della canzonetta anni Cinquanta.
GIGLIOLA CINQUETTI: Sull'acqua
Fin qui la canzone classica; la musica giovanile rappresentata nella stagione del '64 è rappresentata in particolare da Quando vedrai la mia ragazza, proposta da Little Tony e da Gene Pitney, era un blues alla Ray Charles (la sua matrice è I got a woman) e fece del cantante americano il personaggio musicale dell'anno in Italia a causa delle misteriose sillabe che strillava alla fine di ogni strofa (Yé yè) che diventarono un termine in uso corrente per indicare i giovani “moderni” ma non ancora “beat”
RAY CHARLES: I got a Woman
In tutto il mondo esplode di fenomeno dei Beatles. Nel '65 a Roma apre il Piper e Arbore con Boncompagni iniziano alla radio le trasmissioni di Bandiera Gialla che costituiscono i due punti di riferimento per una gioventù nuova, che esce dal contesto famigliare per ritrovarsi a celebrare un nuovo rito collettivo, con nuovi abiti, un nuovo comportamento, un nuovo modo di fare e di godere la musica in una atmosfera elettrica e convulsa. La sigla originaria della trasmissione è T-Bird, era eseguita da Rocky Roberts accompagnato dal suo gruppo, gli Airedales.
Ma a Sanremo vince Se piangi, se ridi cantata da Bobby Solo e dai Minstrels e, contrariamente a quanto spesso accade, il pubblico conferma questa vittoria con un l'acquisto di 580,000 copie del disco.
Un altro titolo da segnalare è Le colline sono in fiore, cantata ancora dai Minstresl e da Wlima Goich: il tema è quello ancora dell'emigrazione con accenti ben diversi da quelli del Campanaro del 1953.
Occorre citare anche lo splendido valzer musette scritto e cantato da Bruno Lauzzi che dirà: “in piena epoca beat mi presento a Sanremo con un valzer musette!”. Si tratta di Il tuo amore, cantato in coppia con Kenny Rankin.
Il Piper aveva fatto scuola. La “linea verde”, il pacifismo, il rifiuto dell'autoritarismo erano principi che cominciavano a ispirare i comportamenti di massa dei giovanissimi. Spuntavano i primo “capelloni!” e le prime minigonne.
L'edizione sanremese del '66 è caratterizzata dallo scontro violento tra melodia e beat, scontro che avverrà in diretta per trecento milioni di spettatori: dal '66 la serata finale del Festival di Sanremo è trasmessa in Eurovisione.
Il nostro beat è molto casalingo ed edulcorato di genere famigliare ma è già qualcosa: il suo titolo è Nessuno mi può giudicare cantato da Caterina Caselli, con volto fresco e gioviale che pur cantando a tempo di shake indiavolato a tutto assomiglia tranne che a una pericolosa sovversiva.
E' Celentano ad introdurre a Sanremo temi di carattere spiccatamente sociale e ambientale: Il ragazzo della via Gluck infatti non fa mistero di volersi scagliare contro la speculazione edilizia e l'urbanizzazione selvaggia. Il successo che ebbe lo deve al piglio polemico contro i miti facili del consumismo e il modo caotico in cui in l'Italia stava avvenendo l'industrializzazione. Questo irritò i giurati che esclusero la canzone dalla finale.
Così la vittoria arrise a Modugno e alla sua Dio, come ti amo, proposta in coppia con la Cinquetti che intanto era diventata molto più sexy di quando cantava Non ho l'età! L'introduzione, in minore e con un tono da recitar cantando è l'elemento originale di questa canzone.
A guardare così sembra che abbia stravinto il melodico: per avere un quadro reale di dove va il pubblico occorre controllare i dischi venduti: 800,000 Celentano, 500,000 la Caselli, poco meno di 300,000 il titolo Come ti amo...