Dal 1959 al 1963: un passo avanti e due indietro.
Garinei e Giovannini scrivono su Il musichiere:
C'è il sole, là fuori / sulla Riviera dei fiori. / C'è il sole, / però un illogico / bollettino meteorologico / avverte ad ognuno: / “Dal ventinove / al trentuno / gennaio '59 / a Sanremo, PIOVE”. / Sì, PIOVE. / Ma questa perturbazione / che cade sopra la testa / degli assi della canzone / e tanti sogni disperde / nel vento della sconfitta / è fatta su ordinazione / della premiata ditta / “Modugno & Verde”…
Con PIOVE…! , appunto, è Modugno (sempre in coppia con Dorelli) a sbancare il festival la seconda volta consecutiva: è uno slow che non ha la stessa carica dirompente di Volare ma il ritmo è comunque trascinante. La canzone sembra essere nata alla stazione ferroviaria di Pittsburgh, negli USA, dove il cantautore era stato in tournée l'anno precedente e dove aveva visto due innamorati salutarsi sotto la piaggia.
La vera novità del non festival Sanremese però arriva da una donna: Jula De Palma che interpreta Tua, scritta da Pallesi e Mangoni, secondo modi tipicamente jazzistici con sonorità inedite nel panorama italiano. La De Palma è trasgressiva su tutti i fronti: già cinque anni prima a Sorrisi e Canzoni alla domanda “Ammette il divorzio?” aveva risposto “Si, nel senso di non creare situazioni illegali in un matrimonio sbagliato”.
Tra la fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60, come riflesso di una rivoluzione partita dagli Stati uniti alla fine gli anni '40 e giunta a noi soprattutto attraverso il Rhythm blues di Elvis Presley, prende piede una corrente di interpreti chiamati Urlatori (dall'inglese shouter, appunto urlatore); è stato un movimento soppiantato quasi subito dai rocker o Cantanti beat giunti in Italia con la British Invasion sull'onda dei successi dei Beatles e della moda targata Gran Bretagna degli inizi degli anni '60
Gli Urlatori arrivano anche sull'onda di una innovazione tecnologica importante per la fruizione musicale: il JUKEBOX: questa scatola sonora richiede una vocalità ad alto volume, espressa in maniera disadorna e priva degli abbellimenti tipici del canto melodico legato ancora agli stilemi esecutivi dell'aria d'Opera e dell'Operetta.
La British Invasion negli anni fu un vero e proprio cambiamento musicale e sociale a livello globale
A sinistra: JUKEBOX Wurlitzer del 1958
1959: una canzone, due modelli che si scontrano: Nessuno di De Simone – Capotosti portata sulla scena sanremese da Betty Curtis e Wilma De Angelis ma riproposta subito dopo da una ancora sconosciuta Mina.
Mina, con questa esecuzione, spezzando la melodia, triplicando il tempo, cantando senza il minimo interesse per il testo, sdrammatizza la disputa tra urlatori e melodici dall'interno, spazzando via anni e anni di retorica.
Per Mina Anna Mazzini la canzone è anche uno spazio anche di ricerca sulla voce, per un esercizio, per una ricerca: come si spiegherebbero altrimenti Tintarella di luna (1959) o Coriandoli del 1960
JULA de PALMA: Nessuno
MINA: Nessuno
MINA: Tintarella di luna
MINA: Coriandoli
Libero, è la canzone con cui Modugno si presenta nel 1960 a Sanremo: scritta ancora con Migliacci forse ispirata alla storia vera di un carcerato. Riconoscibile nello stile e nelle parole e con un intento liberatorio: Libero / Voglio vivere / Come rondine / che non vuole tornare al nido…
Vincerà la decima edizione Romantica scritta da Dino Verde con Renato Rascel che la canterà. Se l'innamorato di Modugno non fa mistero dei suoi desideri anche sessuali, l'uomo romantico di Rascel, al contrario, si bea della sua inappetenza e, inguaribilmente malato di poesia com'è, ama la donna solo in quanto anch'essa ama trastullarsi nel sacro culto della luna e delle stelle.
Il pubblico però si divide subito in due opposte fazioni: i retrogradi e i modernisti. La battuta che in quei giorni circola più di tutte é: Libero? No, Romantica. Ma Romantica vince anche grazie all'interpretazione che ne fa Tony Dallara, al fianco di Rascel nella competizione canora, uno dei più importanti urlatori della scena di quegli anni. Nel video si vedono anche i presentatori della decima rassegna: Paolo Ferrari, noto attore di prosa all'epoca ed Enza Sampò, forse il primo personaggio femminile della nostra televisione assieme a Fulvia Colombo e Mariolina Cannuli.
Il festival di Sanremo, nel decennale del 1960, diventa un fenomeno di massa; lo scrive anche L'Unità del 28 gennaio 1960 aggiungendo “Gente di tutte le condizioni, gente del popolo, piccoli borghesi e borghesi, si mobiliteranno volontariamente per partecipare passivamente a questa festa canora – di cui sarebbe troppo facile rilevare le componenti negative, e cioè il gusto dozzinale, l'erotismo edulcorato […], il contenuto eternamente evasivo dalla realtà. Non altrettanto facile è cercare di comprendere le ragioni di questo fenomeno di massa – di fronte al quale l'atteggiamento dell'intellettuale sdegnoso e totalmente critico è soltanto gratuito, superficiale, sostanzialmente inutile". E poco più avanti aggiungeva, anticipando un dibattito che non si è ancora concluso: “Un problema che meriterebbe un attento studio è il seguente: quanto v'è in manifestazioni di tipo collettivo come questa, di autenticamente popolare, e quanto invece deriva da una accettazione passiva da parte di grandi masse popolari di un costume non loro proprio, ma "imposto" ad esse".
Nel 1961 la SIAE decise di vietare ai suoi iscritti - musicisti e parolieri – di partecipare al festival, suscitando un'ondata di panico e di sconforto tra la gente. Ma gli autori prepararono ugualmente i loro lavori e il concorso che seleziona le canzoni partecipanti e stato regolarmente bandito. La SIAE protestava per il modo in cui, negli anni precedenti, era stata stilata la classifica dei vincitori. Per scongiurare un generale ammutinamento il direttore artistico Radaelli ha avuto la brillante idea (ripetuta anche negli anni seguenti) di abbinare il festival alle estrazioni dell'Enalotto. Nasceva così il VotoFestival: la proclamazione dei vincitori non sarebbe avvenuta, secondo la tradizione, la sera di sabato 28 gennaio, bensì lunedì 6 febbraio dopo una lunga e concitata campagna elettorale.
24 mila baci è la vera canzone bomba per il testo in cui l'amore viene meccanizzato e, contemporaneamente demistificato: Niente bugie meravigliose, / Frasi d'amore appassionate, / Ma solo baci chiedo a te: / Ye ye ye ye ye ye ye ye! Riusci a vendere 800,000 copie contro le 180,000 do Al di là e riusci a vincere anche il festival di Varsavia nell'esecuzione di una cantante polacca!
Mina e Celentano erano sicuramente i divi incontrastati del momento ma a vincere fu una canzone melodica, cantata da un cantante melodicissimo: Luciano Tajoli che vinse con Al di là in coppia con Betty Curtis. Fin dagli anni '50 Luciano Tajoli era riuscito a fondere insieme patriottismo e amore infelice che, uniti alla sua disabilità fisica, riuscivano a suscitare immediatamente la commozione del pubblico. La miscela risalutava così evidente da oscurare anche i suoi notevoli meriti vocali e artistici.
Se la vittoria del Festival 1961 andò a Al di là, molte altre , più moderne e spregiudicate, rimasero nella mente del pubblico. Eccole in ordine sparso:
Carolina dai! cantata da Rocco Granata che cantava anche Marina
Benzina e cerini, che l'esordiente Giorgio Gaber canta in coppia con la compagna Maria Monti: introduce a Sanremo il nonsense e il surrealismo nero. Giorgio Gaberscik ed Enzo Jannaci aveva pubblicato in quell'anno un 45 giri con due titoli importanti per la nascita del rock demenziale: Il cane e la stella e Una fetta di limone
Pozzanghere di Tony Renis continua il filone onirico e surreale delle canzoni di Modugno
Ledy Luna, scritta da Armando Trovajoli, cantata da Miranda Martino, è una originalissima canzone dal linguaggio particolarmente moderno e con un testo che ricorda gli stilemi della poesia ermetica
24 mila baci è la vera canzone bomba per il testo in cui l'amore viene meccanizzato e, contemporaneamente demistificato: Niente bugie meravigliose, / Frasi d'amore appassionate, / Ma solo baci chiedo a te: / Ye ye ye ye ye ye ye ye! Riusci a vendere 800,000 copie contro le 180,000 do Al di là e riuscì a vincere anche il festival di Varsavia nell'esecuzione di una cantante polacca!
Gli “urlatori” nazionali portano sul mercato italiano i successi della canzone americana di qualità e vi riuscirono grazie all'arrivo del Jukebox e alla scoperta da parte delle case discografiche del potenziale economico del pubblico giovanile. E' il '57 che fa da spartiacque: l'anno in cui viene pubblicata Come prima e esce nelle sale cinematografiche il film Il seme della violenza nella cui colonna sonora è contenuta Rock around the clock di Bill Halley. Nel '58 la RCA inizia a distribuire i dischi di Elvis Presley.
Manifesto: Il seme della violenza
BILL HALEY: Rock around the clock
ELVIS PRESLEY: Jailhouse Rock
Sono gli anni del Boom economico: alla fine del '63 il prodotto interno lordo nazionale rappresentava il 138 per cento di quello del '58 con un ammodernamento sostanziale dell'industria esistente, l'apertura di nuove fabbriche e la riduzione degli occupati nell'agricoltura al 25 per cento con un incremento importante dell'emigrazione dalle zone rurali più povere alle regioni industrializzate del nord o anche verso l'estero.
Gli urlatori, con il loro esibizionismo sessuale, con il loro vitalismo, con il loro ostentato anticonformismo, erano lo specchio fedele di un Paese che usciva dagli orizzonti angusti del provincialismo e del ruralismo. Nel '61, a Sanremo, arrivano anche i cantautori: Gino Paoli che presenta Un uomo vivo. Se l'amore a Sanremo era fatto per lo più di languide carezze, sospiri e di baci, con Paoli viene riportato di peso alla sua materialità nuda e cruda.
Tutti i cantautori non riscuotono successo: si ironizza sulla malinconia “gregoriana” di Paoli, sui suoi occhiali neri, sull'"Uomo vivo" che sarebbe invece già cadavere.
Nel 1962 l'elenco dei cantanti è fitto di nomi sconosciuti, spesso dilettanti mandati davvero allo sbaraglio per contendersi le briciole del momentaneo “boom” come se l'Italia discografica cercasse di sfruttare le vacche grasse del miracolo economico senza pensare al domani, nel segno dell'improvvisazione e del pressapochismo.
Vince Addio… Addio… cantata dal suo autore Domenico Modugno in coppia con Claudio Villa, eletto tra i dieci veterani del Festival che hanno dei privilegi particolari nella selezione dei titoli partecipanti. E' una delle canzoni più belle scritte dal cantautore pugliese.
Il '62, ancor più del precedente, è l'anno di Milva che presenta Tango Italiano, una canzone anfibia, a metà un tango tradizionale e l'altra un brano molto più sofisticato dal carattere più jazzistico.
Il vincitore morale dell'edizione del 1962 è però Tony Renis con la sua bella e scanzonata Quando… Quando… Quando…, una samba trascinante che farà successo soprattutto all'estero.
L'edizione del '63 si chiude con la vittoria di Uno per tutte cantata da Tony Renis, non particolarmente bella e che gli procura anche una denuncia di plagio dal maestro Pasquale Frustaci: “Sono note che ho scritto io con il titolo Quelli dello sci sci” in effetti tra il brano di Renis e quello del 52 ci sono delle analogie ma il tutto si chiuse con l'assoluzione.
TONY RENIS: Uno per tutte
Sorge la necessità, dopo una così stanca edizione, di ravvivare le sorti e quindi si invitano gli stranieri. Sbarcano cosi nella città dei fiori Ben E. King e Gene Pitney, i Fraternity Brothers e Paul Anka, Antonio Prieto e gli Hermanos Rigual. Molti, comunque, sono d’origine italiana: Frankie Laine in realta si chiama Francesco Lo Vecchio, Frankie Avalon Francesco Avallone, Bobby Rydell Roberto Luigi Ridarelli, April Stevens, nata Caroline Vincinette Lo Tempio e Peggy March, Margherita Bonavia. Il festival inizia ad andare al passo coi tempi: è tutto un trionfo di shake, rumba-rock, rhythm & blues, twist, surf, bully-gully.
Vengono introdotte altre due importanti novità che trasformano radicalmente il Festival: la prima è che la canzone presentata è abbinata ad uno specifico cantante e la seconda è che viene abolita la giuria in sala sostituita dalla creazione, da parte di un notaio, di piccole giurie in venti città: trecento persone sparse in tutta Italia, impossibili da raggiungere perché convocate il giorno stesso (otto inferiori ai venticinque anni e sette al disopra).