Fra il 1861 e il 1915 l’emigrazione italiana interessò fra i 15 e i 20 milioni di persone.
La grande emigrazione si ebbe fra il 1876 e lo scoppio della prima guerra mondiale. In quest’epoca interessata dalla prima industrializzazione italiana l’emigrazione interessò principalmente il meridione che nel contesto nazionale viveva in uno stato di profonda arretratezza e dove il numero maggiore della popolazione viveva ancora di agricoltura. I braccianti però non avevano di che pagarsi il viaggio e proprio per questo motivo tra gli emigranti prevalevano i piccoli proprietari terrieri.
La principale destinazione era rappresentata dal Nord America e in particolar modo dagli Stati Uniti, che in quei decenni necessitavano di una grande manodopera.
Ma gli Stati Uniti non rappresentavano l’unica destinazione dei migranti italiani, infatti molti di essi e specialmente i genovesi sceglievano come terra d’adozione i paesi del sud America, ed in particolar modo l’Uruguay, l’Argentina e il Brasile.
In quel periodo l’emigrazione era prevalentemente maschile con la finalità di una permanenza temporanea nei paesi del nuovo mondo per far ritorno in Patria contando sulle rimesse del proprio lavoro. Diversa era l’emigrazione veneta ed anche dal meridione dove intere famiglie abbandonavano la propria terra per raggiungere il Brasile dove solo nel 1888 era stata abolita la schiavitù.
I porti di partenza erano Genova e Napoli. Affrontare questi viaggi era un’avventura verso l’ignoto. Sui bastimenti il rapporto fra dei passeggeri di prima classe e quelli di terza era di 5.000 a 17.000; inoltre di enorme differenza era il trattamento riservato a chi viaggiava in terza classe: un sacco imbottito di paglia dove dormire e un orinatoio ogni 100 persone.
Come tutti sappiamo per chi giungeva negli Stati Uniti l’approdo era all’isola di Ellis Island a New York. A causa delle possibili epidemie che colpivano i viaggiatori che in numero consistente non giungevano a destinazione, coloro che sopravvivevano al lungo viaggio venivano sottoposti a approfonditi esami da parte delle autorità sanitarie americane. Alle visite mediche facevano seguito le visite psico-attitudinali. I controlli potevano durare anche tre giorni vissuti dietro le porte di una cella e chi non superava le visite veniva marchiato con una X sugli abiti e imbarcato per il viaggio di ritorno.
Sui documenti che venivano rilasciati vi era la scritta Withe (bianco) ma con un punto esclamativo. In un paese che aveva da poco abolito la schiavitù era diffusa l’idea che gli italiani non erano bianchi, "ma nemmeno palesemente negri". Inoltre erano definiti "una razza inferiore" o una "stirpe di assassini, anarchici e mafiosi".
In Australia, altra meta di chi si trovava costretto a lasciare l’Italia i nostri connazionali erano definiti "l'invasione delle pelle oliva".
Pregiudizi che ancora nel secondo dopoguerra persistono. In una intercettazione che portò al suo impeachment nel 1973 il presidente Richard Nixon ebbe a dire "Non sono come noi. La differenza sta nell'odore diverso, nell'aspetto diverso, nel modo di agire diverso. Il guaio é che non si riesce a trovarne uno che sia onesto".
“Rosario, li 17 giugno 1878.
Carissimo Padre, dopo lungo viaggio alla fine arivamo alle nuove terre scoperte dal nostro famoso Colombo. Già sappete che partimo li 29 aprile, e i 2 magio da Genova, ai 11 passamo lo tropico del Sole li 17 la zona torida, ossia l'equatore, il 28 arrivamo in Buenos Aires, al I° giugno partimo col Vaporetto lungo il fiume Paranà alla fine siamo giunti in Rosario di Santa Fe, insoma il viagio fu lungo, tribolati fortemente, ma rivamo sanni. Ora vi darò le notizie di quest'america: a dirvele tutte sarebero tropo longhe, ed ecco: La gente più infelice di questo mondo sono quelle povere famiglie, che vendetero tutte le sue sostanze, in Italia per venire tradirsi su queste terre. Vengono chiamati infelici da tutto il popolo, beffeggiati dimandandogli, se la provincia del Friuli anno impazzito, a venire su queste terre, e con che scopo sono venuti con le famiglie, ora non sano dove andare, perché le promesse furon false. […] Le promesse che anno fato in Italia erano di molti anni fa ma oggi lamerica è terminata: […] i comerci, e lavori qui in cità sono pochi e mal pagati, e artisti peggio che peggio, anno page meschinissime.”
Brani da una lettera dall'Argentina del friulano Nanni Partenio al padre Daniele, residente in provincia di Pordenone.
Citata in: Emilio Franzina, Merica! Merica! Emigrazione e colonizzazione nelle lettere dei contadini veneti in America latina 1876-1902, Milano, Feltrinelli, 1979, pp. 102-103
Italiche canaglie. Vignetta pubblicata da Willy Lehmann-Schramm sul Nebelspalter del 9 giugno 1894 con il titolo: “Quadretto di italiche canaglie”. Cenciosi, ubriaconi, sfaccendati ma anche amanti della musica e della famiglia. Tutto sommato simpatici.
L’esperienza degli emigrati in Svizzera fu sovente una immane sofferenza: la confederazione non ammetteva il ricongiungimento delle famiglie e quindi molti bambini erano tenuti nascosti nelle case senza avere la possibilità di frequentare una scuola ma nemmeno parchi e giardini.
Se in Sud America conquistarsi un posto nella nuova patria fu più facile, negli Stati Uniti era una faticaccia. I nostri connazionali preferivano così ghettizzarsi nei quartieri italiani e frequentare scuole parrocchiali, rallentando così la diffusione dell'inglese nelle comunità.
La fogna del mondo. “Una discarica fuori legge”. Vignetta pubblicata sul Judge Magazine nel 1903 che evoca la paura del socialismo, dell’anarchia e della mafia importati direttamente dai bassifondi europei. D’altronde pesava ancora l’omicidio del Presidente William McKinley avvenuto nel 1901 per mano di un anarchico polacco. Tuttavia occorre anche considerare che la rivista, di orientamento repubblicano, era particolarmente polemica con gli immigrati i quali, una volta acquisito il diritto di voto, finivano per sostenere in massima parte i democratici.
Negli Stati Uniti che da poco avevano abolito la schiavitù si diceva che gli italiani non erano bianchi, "ma nemmeno palesemente negri". In Australia, altra destinazione, erano definiti "l'invasione delle pelle oliva".
E poi ancora "una razza inferiore" o una "stirpe di assassini, anarchici e mafiosi". E il presidente Usa Richard Nixon intercettato nel 1973 fu il più chiaro di tutti. Disse: "Non sono come noi. La differenza sta nell'odore diverso, nell'aspetto diverso, nel modo di agire diverso. Il guaio é che non si riesce a trovarne uno che sia onesto".
A dirlo era il presidente degli Stati uniti che subirà il procedimento di impeachement da parte del parlamento dopo essere diventato il primo responsabile del caso Watergate
Molti sono i canti che narrano il dolore della partenza; uno dei più diffusi in area lombarda è sicuramente Mamma mia dammi cento lire; una ragazza, il cui sogno si trasforma in un incubo racconta dell'opposizione della mamma e l'incoraggiamento dei fratelli. Ma il viaggio finisce in tragedia e la ragazza vede il suo vestito bello e i suoi capelli biondi inghiottiti dall'oceano.
Io parto per l’America compare un po’ in tutta l’alta Italia con caratteri molto diversi:
Nella versione raccolta in Piemonte e Lombardia da Alan Lomax il testo è tutto cantato dall’emigrante che saluta la sua gente e la tua terra.
In quello raccolto nel nord-est il carattere del testo e della musica di Io parto per l'America e completamente diverso; racconta i dispetti tra due amanti che devono lasciarsi perché lui parte per l'America, Forse è solo un modo per sdrammatizzare o forse per mascherare il profondo sconforto.
Italia bella mostrati gentile è senza dubbio uno dei più noti canti di emigrazione italiani, ed anche uno dei capolavori dell'intera arte popolare toscana. Composto negli ultimi anni del XIX secolo, quando anche in Toscana l'emigrazione di massa verso le Americhe era molto forte, è un canto dove la disperazione di chi era costretto a lasciare la propria terra per andare a cercare pane e lavoro altrove è filtrata attraverso la più tipica ironia toscana, provocando così un vero e proprio riso amaro. Si invocava che l' Italia bella fosse gentile e che non abbandonasse i propri figli.