Dall’Inizio della Seconda guerra mondiale alla caduta del Fascismo
(1939 - 1943)
(1939 - 1943)
Il 1° settembre, dopo gli accordi segreti tra Hitler e Stalin, le colonne corazzate tedesche entrarono in Polonia alle 5 e 25 del mattino. Nel pomeriggio l'Italia dichiarò la non belligeranza. I nove mesi successivi furono una via di mezzo tra il sogno e l'incubo. La vita quotidiana continuava, appena turbata dai preparativi per una guerra imminente: l'approvvigionamento di carta azzurra per l'oscuramento delle finestre, la preparazione dei primi rifugi antiaerei, la distribuzione delle carte annonarie in previsione di un razionamento... Ma la guerra contro chi? La propaganda invitava all'odio per gli anglo-francesi, per le "demo-plutocrazie giudaiche".
L'allineamento al razzismo tedesco in particolare in funzione antiebraica, iniziato nel 1938, aveva lasciato stupefatta prima e addolorata poi la maggioranza degli italiani. E molti ricordavano bene che nel 1915-1918 avevano combattuto a fianco della “perfida Albione” contro quelli che allora si chiamavano "i crucchi". Il nostro Ministro degli Esteri, Galeazzo Ciano, genero di Mussolini, tendeva a conservare la neutralità. Lo stesso Mussolini esitò a lungo.
Poi furono le vittorie tedesche a decidere per lui: nell'aprile del 1940 Danimarca e Norvegia erano state invase, in maggio Belgio e Olanda erano stati travolti e la Linea Maginot aggirata, il corpo di spedizione inglese chiuso in una sacca a Dunkerque, l'esercito francese sconfitto. Il 10 giugno anche l'Italia entrò in guerra, prima che finisse. E invece era appena incominciata.
Il regime, per aiutare lo sforzo bellico, mise anche le canzoni in grigio-verde. L'EIAR, l'Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, che dal 1928 aveva il monopolio delle radiotrasmissioni sotto il controllo di un comitato di vigilanza e, dal 1935, anche del Ministero della Stampa e Propaganda, poi Ministero della Cultura Popolare (o MinCulPop, come qualcuno lo chiamava), provvide da una parte a un generale processo di epurazione delle canzoni trasmesse, con la totale o parziale messa al bando di ritmi, autori e interpreti stranieri e di brani ritenuti comunque disdicevoli nei confronti della Patria in armi, dall'altra, sollecitato dai propagandisti del regime, diede spazio a canzoni che esaltassero l'eroismo dei combattenti e gli affetti delle famiglie.
Ci fu persino un conflitto tra MinCulPop e vertici del PNF su a chi spettasse dirigere e gestire la produzione di canzoni di guerra, e il ministro Pavolini attribuì con decisione questo importante compito al suo dicastero. E venne anche costituito per la selezione delle canzoni un organo tecnico, la cui presidenza fu affidata all'Accademico d'Italia Umberto Giordano, illustre musicista, autore di numerose opere liriche. Lo stesso Mussolini seguì personalmente questo settore della propaganda, intervenendo affinché le canzoni più trasmesse avessero determinate caratteristiche e fossero utilizzate nella maniera più producente. Fu particolarmente colpito dal rapporto di un suo osservatore confidenziale, che nel maggio del 1942 gli scrisse: La gente si dimostra scocciata dalle troppe canzoni patriottiche che sono diffuse dall'EIAR. Dicono che ottengono l'effetto contrario e che il grande pubblico non ha bisogno di questi incitamenti, ma piuttosto di una migliore distribuzione di viveri. Si trovano pensino delle donnette del popolo le quali si fanno spiegare come mai ci sia un colonnello che si fa dire da un soldato che questo non vuole pane.
La sagra di Giarabub è stata scritta nel 1941 da Alberto Simeoni e Ferrante Alvaro De Torres, e musicata da Mario Ruccione, fu composta dopo la battaglia di Giarabub, durante la quale, dal dicembre 1940 al marzo 1941, in un'oasi libica al confine con l'Egitto, truppe italiane isolate al comando del tenente colonnello Salvatore Castagna, ferito nel combattimento, offrirono una strenua resistenza agli assedianti inglesi, fino alla capitolazione per l'esaurimento di provviste e munizioni. Grazie all'EIAR, la canzone divenne molto popolare in quegli anni, con i suoi sette ritornelli che iniziano tutti con la parola "Colonnello". Infatti, il soldato che canta si rivolge ad lui, sempre con una richiesta diversa, per dimostrare la sua ostinazione nel difendere a ogni costo la posizione italiana.
Camerata Richard è una canzone con testo di Alvaro Ferrante De Torres e da Alberto Simeoni e musicata da Mario Ruccione nel 1940.
Il brano viene composto nel 1940 e rappresenta un chiaro rimando alla firma del Patto d'Acciaio che sanciva l'alleanza tra la Germania nazista e l'Italia fascista e può essere quindi a ragione considerato un canto di propaganda politica. Le vicende di guerra raccontate nel testo hanno per protagonisti il soldato italiano Nicola Salvetti (napoletano di origine come si evince dalla frase Vico Mezzocannone, 50 che rimanda a Via Mezzocannone realmente esistente nella città partenopea) e un anonimo soldato Richard, tedesco (e tu sei fidanzato a Berlino / abitante alla Krausenstrasse). I due, da buoni amici, si scambiano confidenze, si mostrano le foto dei figli, ma quando viene il momento di attaccare combattono insieme sino alla fine, stretti da un patto fraterno (Camerati d'una guerra, / camerati d'una sorte, / chi divide pane e morte, / più nessun lo scioglierà!...).
Caro papà è un brano composto da Tito Manlio e musicato da Gino Filippini nel 1940.
La canzone narra le vicende e i pensieri di un piccolo balilla che scrive al padre una lettera mentre questi si trova in trincea durante la seconda guerra mondiale, scoppiata l'anno precedente la pubblicazione del brano (Son tanti giorni che mi sei lontano / e dove vivi non lo dici più). La canzone, a tratti intrisa di tenerezza e di patriottismo alternati nell'ottica della retorica fascista dell'epoca, ha lo scopo di esaltare la forza e la virtù dei giovani italiani (Anch'io combatto, anch'io fo la mia guerra / con fede, con onore e disciplina).
La canzone dei sommergibili è una canzone dedicata ai sommergibilisti italiani, composta da Mario Ruccione. Il testo è del commediografo e giornalista Guglielmo Giannini – accreditato con lo pseudonimo Zorro – che nel dopoguerra diverrà noto come il creatore del Fronte dell'Uomo Qualunque.
Nel 1941, poco dopo la entrata in guerra dell'Italia , l'Opera nazionale del dopolavoro indisse un concorso a livello nazionale per musica e canzoni patriottiche: tra di esse La canzone dei sommergibili, espressamente dedicata ai sommergibilisti italiani, si classificò seconda. La canzone, pubblicata l'anno successivo, divenne rapidamente popolare.
Le parodie
Il successo della canzone la fece diventare oggetto di una parodia che sulla medesima melodia inseriva ben differenti versi, che denunciavano le condizioni di miseria durante la guerra:
«È così che vive l’italian / compra sotto man / la polenta e il pan.
Delle leggi e dell’avversità / se ne infischia perché sa / che mangerà!»
Tale popolarità non cessò nemmeno a seguito della caduta del regime e, dopo l'armistizio di Cassibile, la canzone venne adottata dalla Resistenza italiana che ne fece circolare differenti parodie intitolate È così che vive il partigian, in cui un giovane partigiano si rivolgeva idealmente alla madre per far accettare le ragioni del figlio che decideva di darsi alla macchia e combattere per la libertà:
«È così che vive il partigian / con le bombe a man / dentro il tascapan!
Dei tedeschi e dei repubblican / se ne infischia perché sa / che vincerà!»
Dopo la guerra ritornò in auge la versione originale, nonostante fosse di fatto rappresentativa del tipico canzoniere fascista di guerra, mutando nel tempo la denominazione in Inno dei sommergibili.
Esso è attualmente parte del repertorio musicale ufficiale della banda musicale della Marina Militare italiana.
Vincere, vincere, vincere e la canzone successiva, Passano i battaglion, sono state pubblicate su un unico 78 giri con Isa Bellini, Michele Montanari e il Trio Lescano nel 1941
Vincere, vincere, vincere è arrangiata dal maestro Cinico Angelini e interpretata da Michele Montanari sempre con le Lescano. La canzone rappresenta nella retorica fascista il chiaro esempio di un inno alla vittoria della seconda guerra mondiale. Il titolo, come del resto parti del testo (E vinceremo in cielo, terra e mare / è la parola d'ordine / d'una suprema volontà) è il chiaro riferimento al discorso tenuto da Benito Mussolini in piazza Venezia a Roma il 10 giugno 1940 (Combattenti di terra, di mare e dell'aria [...] La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: vincere! E vinceremo!). Nella prima strofa è presente ancora un riferimento alla guerra d'Etiopia combattuta tra il 1935 ed il 1936 e vinta dall'Italia con la conquista dell'impero africano, per il quale lo stato italiano aveva subito le sanzioni da parte della Società delle Nazioni (Spezziam la schiavitù / che ci soffoca prigionieri nel nostro mar).
Passano i battaglion è una marcia arrangiata dal maestro Pippo Barzizza e cantata da Isa Bellini con il Trio Lescano.
Alle canzoni di guerra scritte dai nostri autori se ne aggiunse nel 1941 una tedesca, la celebre Lili Marlene. Composta da Norbert Schultze nel 1938, ispirandosi a un testo di Hans Leip che risaliva addirittura al primo conflitto mondiale, e incisa nel 1939 dalla cantante e attrice di origine scandinava Lale Andersen, era rimasta praticamente sconosciuta fino a che non incominciò a trasmetterla Radio Belgrado, dall'aprile del 1941 in mano ai tedeschi. La trasmissione della canzone iniziò il 18 agosto del 1941. Al suo successo mondiale ha contribuito la grave crisi attraversata dall'industria discografica americana dal maggio del '42 alla fine del '43 dovuta a imposizioni statali in favore dell'industria bellica, alla rivolta delle stazioni radio contro la Società degli autori e ad uno sciopero ad oltranza degli orchestrali ordinato dal loro sindacato. Anche a causa di questo tutti gli eserciti si sintonizzarono su Radio Belgrado, la più potente antenna europea e la voce più attesa diventò per tutti quella Lale Andersen.
Ne esiste anche una versione in brasiliano che veniva utilizzata dalle Força Expedicionária Brasileira, FEB. Qui info in inglese: Brazilian Expeditionary Force - Wikipedia
Dalla conquista del potere alla celebrazione del Decennale (1922-1932)
Dall’aggressione dell’Etiopia alla proclamazione dell’Impero
Dall’Inizio della Seconda guerra mondiale alla caduta del Fascismo (1939-1943)