Un crematorio nel campo di sterminio di Majdanek, vicino a Lublino. Polonia, data incerta.
Per realizzare la “Soluzione Finale” (il genocidio o eliminazione di massa degli Ebrei) i Nazisti costruirono diversi campi di sterminio in Polonia, il paese con la popolazione ebraica più numerosa. I campi di sterminio furono progettati con l’obiettivo di creare un’efficiente macchina per l’eliminazione in massa dei prigionieri. Tra questi, Chelmno fu il primo a essere realizzato e divenne operativo nel dicembre 1941. Qui Ebrei e Rom venivano uccisi con i gas di scarico di furgoni che erano stati appositamente modificati. Nel 1942, i Nazisti misero in funzione i campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka per eliminare gli Ebrei del Governatorato Generale (il territorio all’interno della Polonia occupata dai Tedeschi).
I Nazisti costruirono le camere a gas (cioè ampi vani in cui i prigionieri venivano uccisi con il gas velenoso) per attuare lo sterminio in modo efficiente, ma anche perché questo metodo rendeva il processo più impersonale per coloro che dovevano portarlo a termine. Il sottocampo di sterminio di Birkenau, che faceva parte del complesso di Auschwitz, era dotato di quattro camere a gas, nelle quali, durante il periodo in cui le deportazioni raggiunsero la maggiore intensità, furono uccisi fino a 6.000 Ebrei al giorno.
“Conosco una piccola città, una città davvero carina. Non vi dirò il suo nome, la chiamerò la città di Come Se… Là c’è un caffè, Come Se fosse un caffè europeo dove si suona musica e ci si sente proprio Come Se… Là la gente soffre un duro destino Come Se non fosse poi così duro, e parla di un futuro migliore Come Se ci fosse un domani…”
Di Leo Strauss (1897-1944) non si conosce molto: come per molti artisti ebrei che ebbero la sventura di soccombere all’Olocausto anche la produzione di Leo Strauss è andata in gran parte perduta. Figlio del compositore di operetta viennese Oskar Strauss, anche Leo era musicista, autore di musiche e libretti per il cabaret.
Arrestato dai nazisti insieme alla moglie Myra, entrambi furono internati a Teresìn dove Leo partecipò attivamente alla frenetica vita culturale del ghetto proponendo soprattutto canzoni – come questa Als Ob - intrise di umor nero, irridendo la propaganda dei carnefici che presentava Teresìn come un ghetto “umanamente” modellato e descrivendo senza mezzi termini la durissima prigionia ogni giorno sempre più priva di speranza…
Als Ob divenne un hit a Teresìn, suonata spessissimo dalla locale jazz band dei Ghetto Swingers.
Nell’ottobre del 1944 Leo e Myra vennero trasferiti ad Auschwitz dove furono subito uccisi.
Approssimativamente 158.000 ebrei passarono per Teresìn. Circa 90.000 furono trasferiti poi nei campi di sterminio, da cui tornarono solo in 4.800. Altri 35.500 ebrei del campo/ghetto di Theresienstadt morirono lì di fame e malattie. A Theresienstadt furono rinchiusi anche 12.121 bambini: ne sopravvissero solo 325
Ilse Herlinger Weber è stata una poetessa e scrittrice di origine ceca e di religione ebraica.
A Praga, dove viveva, scrisse molti racconti per l’infanzia e condusse anche programmi radiofonici per i bambini. Dopo l’occupazione nazista, nel 1939, riuscì a mettere in salvo il suo primogenito Hanuš mandandolo da amici in Svezia attraverso un “kindertransport”. Poi lei, il marito ed il figlio più piccolo furono rinchiusi nel ghetto di Praga e quindi internati nel campo/ghetto di Theresienstadt. A Terezìn, dove erano stati deportati moltissimi bambini, Ilse Weber svolse l’attività di infermiera nel reparto infantile della locale infermeria. E’ in questo periodo che, per alleviare le pene dei piccoli ospiti, compose molte poesie che improvvisava in canzoni accompagnandosi con la chitarra. Nell’ottobre del 1944 suo marito Willi fu scelto per il trasferimento ad Auschwitz e Ilse chiese di seguirlo: lei ed il figlioletto Tommy vennero subito uccisi al loro arrivo. Willi sopravvisse e potè poi riabbracciare Hanuš, il figlio sopravvissuto.
Festival Internazionale di Musica Slava, Ostrava, 2018
Teatro dell'Opera di Roma
BBC, Londra, anni '90
Brundibár
Opera per bambini in due atti
Libretto di Adolf Hoffmeister
Musica di Hans Krása
La scena finale dell'opera per bambini, Brundibár, diretta da Rudy Freudenfeld
Brundibár, l'opera dei bambini nel Ghetto di Terezín
Dalla mostra online sul sito web di Yad Vashem, "Deportazioni di ebrei durante l'Olocausto - Storie degli ultimi deportati, giugno 1944-aprile 1945: la storia di Kurt Gerron"
Nel video della scena finale di Brundibár si possono vedere bambini che indossano la Stella Gialla tra il pubblico. Dal film di propaganda, "Theresienstadt: un documentario dall'area di insediamento ebraico", girato tra agosto e settembre 1944 nel ghetto di Terezin. Parti del film sono state ritrovate dopo la guerra. Molti dei bambini in questo estratto del film furono deportati ad Auschwitz tra settembre e ottobre 1944.
L'opera per bambini, Brundibár è stata composta nel 1938 da Hans Krása (assassinato ad Auschwitz) su una colonna sonora di Adolf Hofmeister. L'opera fu rappresentata decine di volte nel ghetto. All'ombra delle deportazioni verso Est, gli insegnanti di musica prepararono diversi bambini per ogni ruolo, in modo che ci fossero sempre bambini che conoscessero le parti. Nel giugno del 1944, i bambini si esibirono per la delegazione della Croce Rossa che visitò il ghetto. Greta Klingsberg, che interpretò il ruolo di Aninka, ricorda: "La partecipazione a Brundibár ci ha regalato alcuni momenti di vita del tutto normale sul palco... Le parole conclusive dell'opera - "Se restiamo uniti, amiamo la verità e ci atteniamo ad essa, vinceremo" - ci hanno dato speranza". Nella sua testimonianza, Ella Weissberger-Stein, che interpretò il ruolo del gatto, ricorda che la musica fece loro dimenticare la fame e le difficoltà. Al centro della scena c'è Hunze Triechlinger (il ragazzo con i baffi) nel ruolo di Brundibár. Hunze fu assassinato durante l'Olocausto. Altri bambini identificati e sopravvissuti: Ella Weissberger-Stein (il gatto); Zdeněk Ohrenstein (Ornest) (il cane); Gerta Klingsberg (Aninke) ed Eva Erben.
Poster, Theresienstadt, 1944
Disegno di Pavel Sonneschein con poesia di accompagnamento
Nostalgia della casa
E’ più di un anno che vivo al ghetto, / nella nera città di Terezin, / e quando penso alla mia casa / so bene di cosa si tratta. […] Che arrivi dunque quel giorno / In cui ci rivedremo, mia piccola casa! / Ma intanto preziosa mi sei / Perché mi posso sognare di te.