Altro veicolo che contribuì a rendere popolare il repertorio lirico fu il teatro delle marionette che si compromise con il teatro d’opera fin dalla nascita del genere stesso. Alla metà dell’Ottocento molti erano i teatri di marionette; a Milano, ad esempio, operava il teatro Fiando (oggi Gerolamo) che costituì la meta obbligata della migliore società milanese con in testa il viceré.
Solo dopo la metà dell’Ottocento il repertorio parzialmente si rinnovò e le marionette abbandonarono i teatri frequentati dalla ricca borghesia per occupare le piazze delle città e dei paesi; ed è proprio qui che «il materiale dell’opera ottocentesca penetra nel teatro delle marionette, non come ripetizione del successo di questa o di quell’opera particolare ma come suggerimento di storie, di fatti e di eventi carichi di vitalità, leggibili anche per vie oblique, in chiave di attualità». «Nel 1897 per esempio girava per le cascine emiliane una riscrittura dell’Aida rappresentata con pupazzi e cantanti ambulanti interpretata in senso socialista ed aniticolonialista*.» Non dobbiamo dimenticare che il repertorio operistico rappresentato con le marionette e soprattutto con i burattini sovente riportavano solamente la parte drammaturgica mentre la musica era spesso ignorata e va aggiunto che i testi erano quasi sempre riscritti. Di conseguenza il popolo delle campagne prima ha conosciuto dell’opera le strame e gli intrighi e solo con la diffusione della radio e dei dischi la musica è tornata ad accompagnare il testo.
* J. Rosselli, L’impresario d’opera
Teatro delle marionette